Influencer marketing in Italia – Influencer marketing in Italia è uno degli ultimi segmenti che ha trovato un suo spazio nel grande mondo del marketing. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’evoluzione sorprendente di questa realtà. Soprattutto grazie alle nuove piattaforme e ai nuovi device, frutto degli sviluppi tecnologici più recenti, il marketing ha assunto molte sfaccettature diverse, adattandosi alle varie realtà presenti nel digitale. Questa nuova ondata di forme e tecniche funzionali ad individuare i bisogni e le esigenze dei potenziali clienti -insieme alle azioni più opportune per soddisfarli- ha finito col generare una vera e propria disciplina tramite cui qualunque brand è potenzialmente in grado di guadagnare visibilità col fine principale, ma non unico, di ampliare le proprie vendite.
Tra le varie declinazioni che il digital e il web marketing ha assunto, ritroviamo quella di ‘Influencer Marketing’: basato sul ruolo determinante che gli influencer svolgono all’interno dei processi comunicativi, essi vengono identificati dalle aziende come promotori e ripetitori per pubblicizzare i loro prodotti o, più in generale il brand, sulla base della concordanza con le loro sfere di influenza.
Se da un lato riprende le logiche degli spot televisivi basati sulla figura del testimonial, per cui l’immagine e la testimonianza di uno specifico soggetto, considerato un esperto o una celebrità, vengono associate a un particolare prodotto, valorizzandone e rafforzandone la qualità e la credibilità; dall’altro introduce nuovi elementi che ricalibrano il loro rapporto con l’azienda: teniamo infatti in considerazione che la creazione di contenuti, le modalità di comunicazione e i toni sono adesso a carico dell’influencer. Essi si fanno ambasciatori dell’azienda, per quanto rimangano ad essa estranei, e sono in grado di influire sui potenziali clienti, facendo maturare in essi la significativa decisione di acquisto sulla base della loro forte referenzialità e reputazione.
Influencer marketing in Italia: GLI OBIETTIVI
Come accennato prima, se il ROI (return on investiment) rimane sempre il fattore di maggior attenzione, le aziende puntano anche ad altri risultati. Secondo l’analisi condotta da ONIM, l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing in Italia nato nel 2019 proprio per rispondere ad esigenze di mercato di avere un’immagine effettiva dell’influencer marketing in Italia – a dimostrazione dell’importanza che questo settore sta acquisendo nel mondo dell’advertising-, le finalità per cui l’influencer viene coinvolto dalle aziende riguardano anche l’awareness (19,5%), ossia il grado di conoscenza della marca da parte del pubblico, l’incremento della brand reputation (18,3%) e il rafforzamento della community (10,7%). Queste risultano essere finalità correlate per lo più alle criticità che si riscontrano nelle attività di comunicazione B2C soprattutto in ambito social.
Per questa ragione, i KPI che sono stati identificati come i più rilevanti sono proprio la relazione, l’engagement e la qualità dei contenuti. Su queste premesse il report evidenzia come ormai sia solo il 7% delle imprese a basarsi sull’engagement rate e il 12% a considerare importante il numero di follower per scegliere l’influencer giusto per la propria pubblicità. Sono i valori e l’aderenza al target, rispettivamente con il 37% e il 30%, i parametri tenuti principalmente in considerazione, insieme alla qualità dei contenuti, alla reputazione dell’influencer e all’engagement sui social.
Segno questo di un obiettivo qualitativo dell’advertising che l’azienda si propone di ottenere, indice di un cambiamento verso una forma di marketing più responsabile. In concomitanza, il content e personal marketing è una strategia valida che si applica molto bene in sinergia all’influencer marketing in Italia. Ad esso è utile applicare le regole seo per google.
Influencer marketing in Italia: LA TRASPARENZA
L’affermarsi delle collaborazioni retribuite è sintomo di una tendenza professionalizzante. In Italia, questa dinamica sta quindi pian piano prendendo piede, e oggi si sta concretizzando trovando un riconoscimento non solo a livello sociale ed economico, ma anche a livello giuridico. È necessario infatti che di fronte a forme retributive, vi sia anche una legislazione adeguata.
Per questo sono state stabilite le norme che gli influencer devono rispettare, al fine di rendere chiara la comunicazione ed evitare incomprensioni soprattutto nei confronti dell’onestà intellettuale dei destinatari (e, quindi, potenziali clienti).
La Digital Chart dello IAP, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, si occupa di fissare per le più diffuse forme di comunicazione commerciale presenti in rete e nel contesto digitale i criteri per una comunicazione commerciale onesta e corretta nell’ottica di tutelare i consumatori e la leale concorrenza tra le imprese. Nel caso specifico dell’influencer marketing in Italia lo si fa con un codice di autodisciplina a cui aderiscono i principali operatori del settore.
Secondo quanto previsto dall’articolo “laddove la finalità promozionale del commento o dell’opinione espressa dall’influencer non sia già chiaramente riconoscibile dal contesto, l’utente deve essere reso edotto di tale fine con mezzi idonei”. Sostanzialmente, è necessario che, qualora un contenuto venga pubblicato nell’ambito di una collaborazione di influencer marketing, sia reso chiaro all’utente che si tratta di un contenuto di natura promozionale.
Le modalità per soddisfare questa richiesta prevedono l’indicazione evidente in principio di post di forme quali:
“Pubblicità /Advertising”, “Promosso da” o “Sponsorizzato da”, “in collaborazione con”o “in partnership con” seguiti dal nome del brand.
Inoltre è opportuno inserire entro i primi tre hashtag utilizzati almeno una delle seguenti opzioni:
“#Pubblicità/#Advertising”, “#Sponsorizzato da” seguito da nome brand, “#ad” seguito da “#brand”.
Diverso il caso in cui il rapporto tra influencer ed azienda si limita alla fornitura occasionale di prodotti gratuiti: in questo caso bisogna indicare soltanto un disclaimer in cui si fa presente che il prodotto è stato inviato dall’azienda x, utilizzando forme quali “supplied by” e nome brand.
Sempre secondo il report, viene messo in risalto che vi è un crescente utilizzo dell’hashtag #ad, con il 54,9% dei marketer che dichiara di rispettare sempre tali indicazioni, a fronte di un 8,5% che non utilizza mai #ad o diciture simili. Quindi, abbiamo un’evidenza che l’influencer marketing in Italia sia in fase di evoluzione, ma permane il problema da parte delle imprese: il 24,4% degli influencer intervistati dichiara che i brand e le agenzie chiedono solo a volte l’uso di #ad e degli altri tag, mentre il 24,4% non lo chiede mai; a fronte di un più basso 17,4% che lo richiede sempre.
L’influencer marketing in Italia è, in conclusione, una forma sicuramente in ascesa e in via di definizione, prossima ad uscire dal medioevo che il mondo digital ha vissuto finora, ma necessita ancora di crescere e stabilire i giusti parametri per arrivare ad uno stato di maggior maturità.
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